Perché si dice “avere misericordia”

avere misericordia

Avere misericordia è un modo di dire piuttosto conosciuto. Si usa per descrivere una situazione in cui si prova pena o compassione per una persona che si trova in uno stato di difficoltà e si cerca di aiutarla. Di fatto serve a descrivere un sentimento positivo che proviamo verso qualcun altro. Esiste però un altro utilizzo che viene fatto della parola misericordia che ci offre una spiegazione molto particolare. Essa infatti veniva usata per descrivere un’arma bianca il cui scopo era quello di dare il colpo di grazia ad un avversario caduto. Ne veniva fatto largo uso durante i combattimenti tra cavalieri che indossavano corazze. La struttura della lama era tale da poter penetrare il metallo. In tedesco la parola misericordia per questo particolare significato viene tradotta con der Panzerbrecher, cioè rompitore di corazza.

Perché si dice “fare parte del gotha”

fare parte del ghota

Fare parte del gotha della musica, della medicina o della finanza o più in generale di un gruppo di persone con caratteristiche ben specifiche significa essere inseriti in un contesto di cui si rappresenta un punto di riferimento a livello mondiale, avendo dimostrato capacità maggiori degli altri o avendo raggiunto obiettivi che altri non sono stati in grado di eguagliare. L’origine di questo modo di dire è molto particolare. Gotha è una città della Germania in cui nel 18-esimo secolo venne creato un almanacco di tutte le famiglie nobili europee, detto appunto almanacco di Gotha. Chi era inserito all’interno di questa pubblicazione era quindi identificato come parte della nobiltà dell’epoca.

Perché si dice “task force”

task force

Task force è una espressione inglese usata nel linguaggio comune per descrivere un gruppo di persone, tipicamente specialisti o tecnici di un certo settore, che sono stati messi insieme per risolvere un problema molto specifico o effettuare una determinata attività. Il fatto che si sia deciso di riunire un certo gruppo di persone dipende quindi da una situazione speciale. L’espressione è originariamente utilizzata nel gergo militare, e si riferisce ad un gruppo specifico di unità militari o di militari stessi che sono stati riuniti con un obiettivo ben preciso, per affrontare una nuova situazione, tipicamente ma non necessariamente in situazioni di guerra.

Perché si dice “fare le veci”

fare le veci

Fare le veci è un modo di dire utilizzato quando una persona viene sostituita in una attività da svolgere o a livello di mera presenza. Véce è un termine che ha origine dal latino e significa cambio. Proprio per questo motivo chi fa le veci di qualcuno ne prende il posto temporaneamente.

Perché si dice “scrittura bustrofedica”

scrittura bustrofedica

La scrittura bustrofedica è un modo di scrivere, utilizzato principalmente in tempi antichi, che prevede di invertire il verso di scrittura ad ogni cambio di riga. Cominciando a scrivere da sinistra verso destra nella prima riga, si procede poi da destra verso sinistra passando alla seconda e cosi via. L’origine di questo modo di dire è molto particolare. La parola bustrofedico deriva dal greco, ed è composta dalle parole “bue” e “volgere. Se ci pensate, quando si usavano i buoi per arare i campi l’agricoltore doveva far procedere gli animali in senso diverso ogni volta che si raggiungeva uno degli estremi.

Perché si dice “in pectore”

in pectore

In pectore è una espressione molto particolare che viene usata tipicamente in riferimento ad un incarico, come ad esempio direttore in pectore o presidente in pectore, che non è ancora stato assegnato ufficialmente ma è stato deciso ufficiosamente. L’origine è legata ad una particolare nomina papale, che consente di annunciare la scelta di un nuovo cardinale senza però rivelarne il nome. In Italia si utilizza questa espressione ad esempio durante l’incarico di un nuovo presidente del consiglio, nominato dal presidente della repubblica.

Perché si dice “paese della cuccagna”

paese della cuccagna

Paese della cuccagna è una espressione che si usa per descrivere, spesso in forma esagerata o di aperta critica, un luogo in cui ci si può divertire e si possono godere numerosi piaceri. La cuccagna è un termine con cui, nel XV secolo, si chiamava il guado, cioè una pianta divenuta molto famosa perché le sue foglie venivano utilizzate per produrre colore blu utilizzato soprattutto per i vestiti. Il luoghi in cui questa pianta veniva coltivata e poi venduta erano divenuti molto ricchi grazie alla notevole richiesta come colorante di stoffe usata dalla ricca nobiltà.

Perché si dice “andare a Canossa”

andare a canossa

Andare a Canossa è un modo dire molto particolare, che si riconduce ad un evento storico realmente accaduto. Viene utilizzato tipicamente per descrivere situazioni in cui ci si umilia volontariamente dinanzi ad un’altra persona per riconoscerne la superiorità o per ammettere di essere dalla parte del torto. Canossa è un piccolo centro in provincia di Reggio Emilia in cui Enrico IV di Franconia, imperatore del Sacro Romano Impero, si recò insieme alla moglie Berta per chiedere il perdono a Papa Gregorio VII ed ottenere la revoca della scomunica.

L’espressione andare a Canossa fu utilizzata anche da Otto von Bismarck, cancelliere tedesco, nella storica frase “noi non andremo a Canossa, né con il corpo né con lo spirito”, con cui affermò che non sarebbero state accettate ingerenze esterne sulle decisioni del Reich.

Perché si dice “porre il veto”

porre il veto

Porre il veto è una formula che si sente usare spesso nelle situazioni in cui si sta effettuando una votazione per prendere una decisione e uno dei partecipanti di fatto si oppone alla prosecuzione della stessa, impedendo quindi di stabilire un esito. La parola veto deriva dal verbo latino “vetare” che, come forse avrete già capito, significa proprio vietare. Non è insolito sentire questa espressione nei resoconti giornalistici delle riunioni del consiglio di sicurezza del ONU, durante le quali una delle nazioni blocca una risoluzione perché contraria alla sua applicazione.

Perché si dice “razione K”

razione k

La razione K consiste in una particolare razione di cibo. Fu introdotta dall’esercito statunitense durante la seconda guerra mondiale. La sua funzione principale era di garantire un quantitativo sufficiente di calorie per la giornata di un soldato in missione. Al contempo doveva essere particolarmente leggera e quindi facilmente trasportabile. Il motivo per cui è stata chiamata razione k non sembra essere collegato al cognome del fisiologo che per primo dovette fornire una proposta all’esercito americano, tale Ancel Keys. Molto più semplicemente, quando fu ideata c’erano già altre razioni con delle lettere associate.