Il termine reo deriva da una parola latina che ha il significato di colpevole. Reo confesso quindi è colui che ammette di aver commesso un fatto. Questa espressione viene usata tipicamente nei casi di violazione del codice penale.
Perché si dice “scrivere in calce”
Il termine calce ha origine latina, e significa tallone. In questo senso scrivere in calce indica che il testo va collocato in fondo alla pagina o alla fine dell’elaborato.
Perché si dice “panacea di tutti i mali”
La panacea è il nome utilizzati dagli antichi latini per indicare una famiglia di piante che si riteneva avessero proprietà curative magiche. Oggi l’espressione panacea di tutti i mali viene usata per indicare un rimedio risolutivo di ogni tipo di problema.
Perché si dice “de gustibus”
Si tratta di una forma abbreviata di una famosa espressione latina la cui forma completa è de gustibus non est disputandum. Il significato è piuttosto semplice: non serve parlare dei gusti delle persone, intesi come gusti culinari ma anche di preferenze generiche, poiché essendo questioni soggettive nessuno ha diritto di criticarli.
Perché si dice “qui pro quo”
L’espressione qui pro quo ha origine medievale, e la si usava in campo medico per descrivere medicinali equivalenti. Oggi viene utilizzata quando si vuole indicare un malinteso, dovuto appunto ad una errata interpretazione.
Perché si dice “mea culpa”
Le parole latine mea culpa vengono usate quando si ammette di aver commesso un errore e ci si vuole scusare. Sono state estrapolate da una preghiera cattolica che nella versione italiana recita “per mia colpa mia colpa mia grandissima colpa”.
Perché si dice “essere pedissequo”
L’espressione essere pedissequo fa riferimento ad una persona che segue esattamente una procedura o un esempio senza aggiungere o modificare nulla di propria iniziativa. Pare che l’origine sia legata ai servi dell’antica Roma che seguivano a piedi il proprio padrone quando si spostava per strada.
Perché si dice “la speranza è l’ultima a morire”
Il detto la speranza è l’ultima a morire ha origine dall’espressione latina Spes ultima dea, che si riferisce alla storia narrata nei miti dell’antica Grecia secondo cui la dea Speranza non abbandonò gli uomini come fecero invece tutti gli altri dei che si recarono sul monte Olimpo.
La foto che vedete ritrae Il mitico mister Trapattoni, a cui durante le qualifiche del mondiale di sudafricano fu dedicato un manifesto molto esplicito dai tifosi irlandesi.
Perché si dice “presepe natalizio”
Vi siete mai chiesti perché si chiama presepe? Eppure in molti lo fanno ogni anno nel periodo natalizio. Ebbene, il termine presepe deriva dal latino praesaepe che significa mangiatoia, dove Gesù bambino venne deposto da Maria dopo la nascita. Sappiamo tutti che il classico presepe prevede infatti una mangiatoia per il bue e l’asinello. In Italia la tradizione del presepe natalizio è molto forte. A Napoli esiste una strada, via San Gregorio Armeno, in cui molti artigiani vendono statuette di pregevole fattura per la decorazione del presepe.
La foto dell’articolo si riferisce al presepe di Pellaloco dell’anno 2012.
Perché si dice “in vino veritas”
L’espressione in vino veritas, che letteralmente significa “nel vino c’è la verità”, è un proverbio latino usato per indicare uno degli effetti del bere alcolici, vale a dire la sensazione di ebbrezza che diminuisce l’autocontrollo e porta a compiere azioni rischiose e spesso a dire cose che in una situazione normale non ci si lascerebbe sfuggire di bocca. La versione completa del proverbio è la seguente: in vino veritas, in aqua sanitas”. Nel vino la verità, nell’acqua la salute. Bevete con moderazione!